Primo Trapianto di Cuore Dopo la Morte del Donatore all’Ospedale Molinette di Torino

È stato realizzato in Piemonte e, in particolare, presso l’Ospedale Molinette di Torino il primo trapianto di cuore, dopo la morte del donatore, tramite una nuovissima tecnica “DCD” con un cuore revitalizzato.

La tecnica DCD è riferita alla donazione di organi a cuore fermo.

Questa modalità di trapianto rappresenta una nuova opportunità per tutti i pazienti cardiopatici in attesa di un nuovo organo.
Si tratta di una pratica consentita in Italia purché ricorrano determinate condizioni; ad esempio, è indispensabile che sussista il consenso del donatore (fornito quando era in vita) ed è parimenti fondamentale che prima di attivare l’iter di donazione trascorra un tot di tempo di osservazione dell’assenza di battito cardiaco nel donatore.
In Italia tale tempo è di almeno 20 minuti; mentre in altri paesi, coincide con 5-10 minuti.
Questa profonda differenza temporale ha inciso direttamente sull’uso della tecnica molto in voga negli altri paesi Europei e abbastanza limitata nel territorio italiano.
In Italia, il prelievo degli organi può avvenire solamente dopo la morte e con il consenso espresso dal donatore quando era in vita o in assenza di opposizione da parte dei familiari.
La morte può essere accertata tramite criterio neurologico (con la cessazione irreversibile di tutte le funzioni cerebrali) o tramite criterio cardiologico (assenza completa di battito cardiaco e di circolo per un tempo sufficiente a determinare la perdita irreversibile di tutte le funzioni encefaliche); ma in ogni caso, avviene con la cessazione inevitabile di tutte le funzioni cerebrali.
Nel caso di specie, un giovane paziente aveva avuto un arresto cardiaco in seguito ad un’embolia polmonare massiva.

Trasportato d’urgenza all’Ospedale San Giovanni Bosco veniva stabilizzato tramite un supporto circolatorio esterno e preso in cura da vari professionisti tra cui cardiochirurghi, rianimatori, radiologi interventisti e chirurghi vascolari.
Dopo una prima fase critica, venivano ripristinate le funzioni dei vari organi e non era più necessario l’intervento del supporto circolatorio esterno tanto che veniva rimosso.
Purtroppo i sanitari si rendevano conto che gli organi funzionavano perfettamente, ma i danni riportati, da un punto di vista cerebrale, erano più gravi tanto da doverne constatare la morte.
Poiché il giovane paziente si era espresso favorevolmente alla donazione degli organi ed era stato rispettato il tempo di osservazione per quanto riguarda l’assenza del battito cardiaco- i familiari non si opponevano alla volontà del de cuius e quindi venivano prelevati gli organi.
Il cuore del donatore tornava a battere in un paziente cardiopatico di 60 anni che così poteva finalmente ricevere il nuovo organo.

Questa nuova tecnica rappresenta quindi una nuova speranza e una nuova luce per tutte quelle persone in lista di attesa per un trapianto.

 

Dott. Luigi Pinò


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